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Il Nostro Orgoglio A Voce Alta!

Il nostro orgoglio a voce alta

Candidata Presidente nazionale:

Daniela Tomasino

(Arcigay Palermo)

Candidato Segretario nazionale:

Alberto Nicolini

(Arcigay Reggio Emilia)

Premessa

I contributi raccolti con questa mozione, creata con sincera apertura e trasparenza, evidenziano la necessità di scelte strategiche che a nostra volta ci impegnamo a perseguire nei prossimi tre difficili anni, tra cui:

  • La riforma del diritto di famiglia, che diventi “diritto delle famiglie”, accogliendo anche modelli differenti per chi intende vivere la propria vita affettiva e sessuale con altre forme e libertà, e il matrimonio egualitario;
  • La lotta alla negatività e alla violenza contro le persone LGBT+ in ogni ambito in cui riusciremo a trovare spazio, specialmente a livello locale;
  • I servizi alle persone come scelta strategica della crescita dei comitati, supportati concretamente a livello nazionale, tramite occasioni di scambio reale di buone prassi;
  • La vocazione allo scambio internazionale come risorsa per noi, certo, ma anche come contributo al movimento LGBT+ mondiale;
  • L’esplicita lotta al razzismo e alla xenofobia, non sottovoce, ma con chiarezza ed orgoglio, tramite l’incontro e la condivisione tra le persone che frequentano i comitati e con le associazioni che lottano per i diritti civili in Italia oggi.

Tutto questo, e molto altro, potrà prendere forma solo tramite una segreteria veramente plurale, un assetto statutario non imposto ma condiviso, e l’impegno a creare spazi di confronto reale che vanno oltre le riunioni del Consiglio Nazionale, organo che a sua volta deve ritrovare, in quanto voce di tutti i territori, una centralità non burocratica ma politica nel discorso associativo.

Non è più il momento di guardarsi l’ombelico e di perdersi in diatribe interne: oggi dobbiamo creare un percorso di costruzione della nostra unità (che non si può imporre, solo favorire ne tempo con rispetto e consapevolezza) non solo all’interno della nostra associazione ma là fuori, nel mondo LGBT+ e – forse ancor più importante nell’Italia ubriaca del salvinismo – tra quella società civile che non si arrende, non sta zitta, non si ferma a guardare.

Leggi la mozione completa


La Mozione

Il 2018 segna un momento duro, difficile, disorientante non solo per la comunità LGBT+, ma per chiunque non sia maschio, bianco, cittadino italiano, eterosessuale, con una fonte di reddito sicura.

In un contesto generale che rischia di marginalizzare ancora di più chi è vulnerabile, mettendo in discussione persino quanto sembrava già acquisito, è prioritario rafforzare la capacità dell’associazione di fare elaborazione politica, di formare ed impegnare attivisti nella lotta per i diritti civili, rafforzando contemporaneamente la governance dell’associazione. Dobbiamo ricominciare ad essere un’associazione di lotta, ribellione e protesta, un’associazione “eversiva” rispetto a un clima caratterizzato da populismo, autoritarismo, neoliberismo senza freni. È in quest’ottica che il tema del controllo perpetrato sui corpi, a partire dal genere e al di là di esso, deve tornare prioritario nella rivendicazione e nelle battaglie politiche.

Negli ultimi anni l’Onda Pride è cresciuta nel numero, nella capacità di mobilitazione e di coinvolgimento della società civile, con una partecipazione nel 2018 che non ha eguali nelle manifestazioni di piazza del Paese, sopratutto in considerazione dell’attuale crisi della sinistra, del sindacato e nella mancanza di un movimento popolare di grandi dimensioni in grado di fronteggiare l’avanzata delle destre e del populismo che scuote l’Italia come buona parte dell’Europa oltre a USA e Russia. Arcigay si conferma come l’associazione pluralista più importante d’Italia, nonostante il movimento LGBTI in generale sia talvolta diviso rispetto agli obiettivi comuni e sulle modalità di raggiungimento.

Grazie al lavoro svolto dalla precedente Segreteria, Arcigay può contare adesso su una struttura maggiormente solida e funzionale rispetto al periodo precedente, ma anche una disposizione statutaria della dirigenza che era pensata come transitoria, e che deve essere ridefinita: lo squilibrio di uno statuto che indica nella figura del Presidente un ruolo di rappresentanza legale e giuridica ma che lo esclude dai lavori di segreteria politica ha portato a un accentramento di poteri nella figura del Segretario che non può reggere la pressione di una Italia che attraversa un periodo di buio e di ostilità nei confronti delle minoranze. La governance di questa associazione deve rifletterne la nostra bellezza maggiore: la pluralità e la valorizzazione delle differenze.

Il buio che è sceso sul paese si affronta soltanto se riusciamo ad essere coordinati e forti, e se riusciamo ad essere propositivi e a dettare l’agenda politica sulle nostre tematiche. Dobbiamo riuscire a mobilitare maggiormente gli alleati al di fuori della comunità LGBTI+, sostenendo chi lotta per i diritti civili, ad esempio alleandoci ai movimenti quali quello per lo Ius Soli, #apriamoiporti e di Ventimiglia oltre che con Non una di Meno, ponendo l’intersezionalità al centro delle nostre lotte. Elaborando questa strategia non solo tramite meri comunicati stampa ma con partecipazione, anche locale, a reti, tavoli di concertazione, proteste e eventi.

A nostro avviso Arcigay deve insomma fare un salto di qualità e spingere perché le voci delle varie anime della com unità trovino spazio e valore. Non possiamo lasciare che tale processo avvenga per caso: dobbiamo esserne motore. Se non ci alziamo noi per afferrare la nostra bandiera e lanciarla verso il futuro, non lo farà nessuno. Se non apriamo noi le porte delle nostre sedi a chi è in difficoltà, non lo farà nessuno. Se non andiamo noi dai sindaci, dai rappresentanti, dalle più alte cariche a metterci in gioco, non lo farà nessuno.

Arcigay lotta per le minoranze e deve riuscire a dare voce a tutte le anime della comunità. Lo deve fare a partire da una pluralità di voci proprio nella Segreteria: una orchestra dei diritti in cui il segretario è direttore e il Presidente prima voce.

I nostri ideali di libertà, autodeterminazione, empowerment, antirazzismo, antifascismo, intersezionalità viaggiano sulle gambe delle persone: dobbiamo noi stessi mettere la nostra storia al centro della nostra lotta di visibilità. Vogliamo una associazione che supporta i comitati territoriali – avamposti di progresso in tutta Italia – attraverso uno scambio di buone prassi ed elaborazione. Crediamo anche che sia necessario discutere e partecipare in prima persona all’elaborazione del pensiero politico, per cui riteniamo sia doveroso elaborare uno spazio di scambio e confronto: un simposio annuale in cui chi rappresenta i comitati possa offrire e partecipare a scambi e elaborazione, con il contributo di esperti e voci importanti. Un luogo in cui confrontare posizioni e voci differenti, esplorando sluzioni nuove e decidendo, finalmente, da che parte stare sui temi in cui l’associazione non ha avuto occasione di chiarirsi le idee ed esprimerle con chiarezza: la PREP, la GPA, il rapporto col femminismo, le nuove identità, etc.

Da anni parliamo della centralità politica e della leadership di Arcigay all’interno del movimento LGBTI italiano come conseguenza “naturale” della nostra estensione e della nostra capillarità nei territori. La leadership, però, non è un dato di fatto, ma un ruolo politico che va esercitato. Crediamo fondamentale promuovere il dialogo interno al movimento LGBTI italiano partendo dalla giusta consapevolezza che si tratta di una realtà complessa e che lo è perché ci sono precise ragioni politiche che fondano questa eterogeneità. E’ necessario superare le distanze tra la nostra associazione e altre realtà LGBTI, alcune delle quali dal fondamentale valore storico, culturale e politico per la nostra comunità facendosi nuovamente promotori di un tavolo politicamente significativo all’interno del movimento LGBTI per costruire insieme una strategia nazionale di azione per i diritti civili nei prossimi anni.

Crediamo inoltre che l’associazione abbia bisogno di continuare a supportare le persone che la compongono, con gruppi giovani, incontri, ma anche nuovi gruppi, come nel caso dei migranti, sulla base degli esempi già attivati da alcuni comitati. L’obiettivo è quello di raggiungere una pluralità associativa vera, in cui si da l’opportunità alle varie componenti di emergere e parlare al paese: donne, terza età, migranti, persone sieropositive, persone trans, giovani, queer, persone non binarie, asessuali, etc. Le nostre sedi divengano rifugio e motore di novità per chi si riconosce nei nostri ideali.

Dobbiamo parlare al Paese tramite i nostri vissuti e il nostro animo plurale e inclusivo. Parlare a voce alta: rifiutare lo standard, e al tempo stesso prendere lo stendardo che abbiamo piantato con le unioni civili e non limitarsi a difenderlo; dobbiamo lanciarlo oltre le barricate di chi si oppone all’eguaglianza e al benessere delle persone, delle relazioni, delle famiglie. Dobbiamo essere l’elemento che – forte di una presenza in tutta la nazione che non ha eguali nel mondo LGBTI italiano – permette alle azioni più forti di essere messe a sistema e ripetute con efficienza: come per il periodo delle trascrizioni dei matrimoni esteri che ha portato alla consapevolezza del bisogno delle unioni civili, i comitati Arcigay devono essere messi nella posizione di declinare nelle città e nella provincia azioni concrete, che hanno un effetto reale sulla vita delle persone, come quella degli atti di nascita delle famiglie arcobaleno, i protocolli e i regolamenti comunali, le lotte per le leggi regionali o il nostro momento più visibile e coinvolgelte, l’Onda pride.

Per questo proponiamo che la segreteria:

  • Sia composta da persone che per la propria storia ed il proprio essere rappresentino, ove possibile, il mondo LGBTI. Non solo un gruppo in cui, ad esempio, ci sia una donna come responsabile per le politiche di genere e una persona trans per la questione T, ma un gruppo di lavoro in cui la valorizzazione delle differenze sia alla base della condivisione di ruoli e responsabilità.
  • Arcigay deve inoltre essere chiara nello schierarsi per il movimento femminista non trans escludente e transfemminista: impegnarci a fianco del movimento femminista a livello nazionale, rafforzando le relazioni con reti come Non una di Meno.
  • La Segreteria dovrebbe inoltre individuare al proprio interno tre persone che fungano da referenti per i territori del paese: una per il nord, una per il centro, una per il sud, in base alla provenienza, in modo da facilitare e rendere più diretti gli incontri e gli interventi di sostegno nei territori.
  • Oltre ai ruoli ormai consolidati (genere, scuola, giovani, ecc) a nostro avviso occorre anche un referente per le persone migranti LGBTI, che abbia l’esplicito compito non solo di implementare buone prassi e corsi di formazione per il sostegno legale e informativo, ma che si dedichi alla promozione di pratiche di integrazione per persone migranti in quanto persone nella comunità LGBTI+ italiana, promuovendo ad esempio in tutti i comitati disponibili una rete di gruppi d’incontro per migranti, facendo tesoro delle esperienze pilota in corso, sull’esempio della rete giovani. E’ in questo modo, con gruppi aperti, che la vera accoglienza si può attuare, abbattendo al tempo stesso il razzismo che purtroppo esiste persino nella comunità LGBTI. In questo di grande aiuto saranno i nuovi italiani senza cittadinanza, che dobbiamo supportare tramite la promozione dello ius soli.
  • Si identifichi una persona che porti avanti i rapporti internazionali di Arcigay: in questo momento di arretramento mondiale, la rete internazionale può divenire una grande risorsa e al tempo stesso una opportunità di crescita: quando si parla di diritti civili, una vittoria
    in un paese è una vittoria per tutt* noi, e può diventare anche un modello da seguire.
  • Si rivolga a figure professionali per la ricerca di partnership, fonti di finanziamento, fondi e donazioni, sull’esempio di altre organizzazioni estere: non è pensabile che si possa fondare e proprie azioni su futuri fondi ministeriali che probabilmente verranno brutalmente ridiscussi da questo governo. Restano ancora in buona parte da esplorare, per molti comitati, le possibilità offerte da Erasmus plus e SVE.
  • Aiuti l’associazione a affrontare i temi in cui non c’è accordo, creando spazi (i simposi annuali, evoluzione delle conferenze di organizzazione) in cui si possano affrontare questioni come le politiche procreative, genitoriali, le dinamiche della comunità. Non vogliamo sfuggire o nascondere il confronto: crediamo che la partecipazione sia il valore fondamentale dell’esperienza di chi in Arcigay investe tempo nel volontariato.

Per quel che riguarda le proposte di azioni concrete che ci sono pervenute, abbiamo deciso di tradurle su tre livelli, anche se questi inevitabilmente si intrecciano: il livello nazionale, quello regionale e quello locale.

 

A livello nazionale l’azione deve farsi necessariamente forte e pubblica, mettendo in luce gli interventi e le forzature di arretramento culturale e politico e al tempo stesso portando la nostra visibilità tra la gente; solo questo ci permetterà di contrastare l’imbarbarimento di cui siamo vittime.

  • Dobbiamo continuare a rivendicare la piena eguaglianza rappresentata dal matrimonio egualitario, con le azioni giuridiche e culturali iniziate, ma inserendola in una modifica più generale del diritto di famiglia che preveda un riconoscimento anche per altre forme di famiglia. Dobbiamo contribuire a stimolare un ripensamento dei modelli familiari oltre il discorso retorico sull’amore, prendendo atto delle molteplici forme familiari già esistenti e restituire loro dignità.
  • Dal punto di vista legislativo è importante la richiesta di una legge contro tutte le discriminazioni che preveda sopratutto interventi positivi come l’educazione alle differenze, la formazione di addetti sanitari, insegnanti, operatori sociali e dipendenti della PA, con l’intento di costruire una società accogliente e capace di valorizzare le favolose differenze al suo interno.
  • Impegnarsi nella formazione interna e nell’adozione di pratiche per superamento degli stereotipi, facendo emergere il tema della discriminazione interna, l’invisibilità sofferta, il bullismo rivolto a qualsiasi fascia d’età, promuovendo pratiche di empowering e rivendicative basate sull’inversione dello stigma, sull’uso creativo dello stereotipo, sull’autodifesa attraverso linguaggio verbale e non verbale.
  • Utilizzare un linguaggio inclusivo e alla pari per le campagne di comunicazione esterne e portare l’argomento in discussione politica, insistendo sulla rivendicazione delle unicità
  • E’ evidente che la scuola è un luogo fondamentale per il benessere delle persone LGBT+, e che i segnali negativi di ostruzionismo da parte dell’esecutivo sono chiari. Serve una azione di pressione che vada oltre Arcigay, ma coinvolga gli altri attori della scuola, a partire dalle associazioni degli studenti, per influire su programmi, politiche, interventi nazionali nel campo dell’istruzione.
  • La situazione determinatasi dopo l’ultimo congresso nazionale di Arcilesbica richiede una profonda riflessione da parte della nostra associazione. Oltre al silenzio assordante da parte nostra su tematiche come GPA e autodeterminazione delle persone trans, pesantemente attaccate dall’attuale dirigenza di Arcilesbica, dobbiamo rilevare la totale indifferenza su una tematica essenziale: il bisogno del mondo lesbico e femminista di trovare una “casa politica” nuova. A questa necessità non si può rispondere con un “posto” in segreteria, ma occorre una riflessione seria su come Arcigay può rispondere a questo bisogno di rappresentatività di un mondo rimasto senza riferimenti politici. Riteniamo essenziale aprire un dibattito ampio e plurale nel mondo lesbico-femminista per ritrovare insieme una via di cooperazione culturale e politica.
  • Occorre impegnarsi per la nascita e/o il consolidamento di una rete di accoglienza e rifugio per chi è in difficoltà e senzatetto (in particolare giovani che sono stati allontanati da casa da genitori omo/transfobici) e richiedenti asilo LGBT+
  • Dobbiamo insistere per una riforma del sistema delle adozioni e promuovere gli affidi, già legalmente possibili: l’omogenitorialità assume molte forme e mentre si lotta per una revisione della legge 40, dobbiamo spezzare le paure e la propaganda che vuole le persone omosessuali come cattivi genitori e i nostri bambini come vittime di un disequilibrio. Questo pregiudizio viene spezzato dalle nostre famiglie stesse, con la visibilità nella vita di tutti i giorni.
  • Dobbiamo agevolare in ogni modo il protagonismo, l’autodeterminazione, la visibilità della comunità transessuale, transgender, non conforme, non binaria. I nostri comitati devono integrarsi sempre più con l’attivismo T promuovendo ad esempio l’uso dell’alias non solo nelle università (il doppio libretto, che deve rispondere a precise esigenze presentate dalla comunità trans) ma anche nei luoghi di lavoro pubblici e privati, nelle forze armate, nei seggi elettorali e ovunque sia necessario. Bisogna ribadire, insieme con le associazioni trans, che la legge che regola la transizione e il cambio del nome è ormai vecchia e superata anche dalla recente decisione dell’OMS, ma tenendo ben presente che sebbene questa lotta abbia margini ridotti nel panorama parlamentare italiano, è fondamentale per la visibilità allargata per la quale la comunità T tanto lotta a livello mondiale.
  • Nella comunicazione e nella formazione interne ed esterne dobbiamo introdurre i temi sessualità sicura e soddisfacente con persone T* e tra persone T*; sessualità femminile non solo tra donne, ma rivolta anche a donne cisgender, bisessuali, T*, intersex; pratiche di gruppo, senza voler normare nulla, trattando la questione come qualcosa che esiste e non va regolata; ansia da prestazione; violenza domestica anche tra coppie samesex; soggettività asessuali, corpi e relazioni non sessuali; educazione al consenso; utilizzo di sostanze stupefacenti prima di avere rapporti sessuali. Contribuendo in questo modo a scardinare un modello di sessualità eteronormata e sessuofoba, legata a un modello unicamente penetrativo.
  • Essendo l’Onda Pride il momento più partecipato della lotta e della visibilità LGBTI (una azione con numeri che non hanno eguali in particolare nel 2018, attraendo e coinvolgendo una fascia enorme i popolazione) ed essendo Arcigay protagonista di tutti i comitati e coordinamenti pride, proponiamo che Arcigay organizzi ogni anno a settembre un incontro di coordinamento generale sulle date e su alcune richieste chiave, in modo che il Paese, da nord a sud, si ritrovi in una lotta forte e coerente, ovviamente salvaguardando le specificità locali e di grandezza. Sono anni che l’Onda Pride investe il paese, e una concertazione e uno scambio di prassi renderà la vita più facile specie a quei Pride di città che riguardano numeri minori rispetto ai grandi capoluoghi, ma che tanta differenza fanno nella vita delle persone e nello spostamento dell’opinione pubblica.
  • Arcigay deve crescere nei numeri e nella sostanza. Per questo chiediamo che ogni anno in occasione del Tdor e del 17 maggio vengano create campagne di tesseramento nazionale; tutti i territori sono già coinvolti in una serie di attività per queste due giornate, che possono portare attraverso il tesseramento a un maggior coinvolgimento e impegno da parte di chi Arcigay scopre o avvicina, al di là del proprio orientamento o ruolo di genere.
  • Arcigay deve riuscire ad avere una vera e propria strategia culturale, valorizzando pratiche e produzioni dei comitati e della comunità, conquistando spazi nella cultura mainstream e contrastando il depauperamento generale che agevola la crescita del populismo e dei movimenti antigender. E’ necessario pertanto un coordinamento in capo alla segreteria delle attività culturali (teatro, presentazioni di libri, mostre, film,…) che possano così essere presentate in un ventaglio di opzioni e occasioni di crescita, creando percorsi culturali condivisi tra più comitati, col vantaggio di ridurre costi e difficoltà organizzative
  • Rafforzare l'impegno contro l’hate speech, in particolare realizzando protocolli e avviando relazioni con il management locale dei social network
  • Dobbiamo impegnarci ad introdurre i termini “non binario” e “non conforming” nei protocolli di transizione, nelle leggi contro la violenza e, più in generale, favorire percorsi di autodeterminazione come nel resto d'Europa
  • Gli ultimi tre anni sono stati caratterizzati da un impegno importante nella formazione. Riteniamo essenziale in questa fase creare anche percorsi di formazione politica e amministrativa, non solo esperienziale, per i nostri associati. Il periodo storico che stiamo vivendo ci insegna come la mancanza di strumenti adeguati per leggere la realtà e per interpretarla politicamente provoca una regressione del dibattito politico prima e dell’opinione pubblica poi. Per questa ragione investire nella formazione politica, paritaria e orizzontale, rappresenta un passaggio fondamentale per prepararci a vivere gli anni difficili che abbiamo davanti. In questo senso, serve in altre parole un ampliamento dello spettro delle formazioni che Arcigay organizza e offre, implementando anche una formazione di base per chi si avvicina all’attivismo e ai ruoli di rappresentanza locale, in modo che si possa accedere al know how necessario per far partire o assumere la guida di un comitato, facilitando il compito quotidiano burocratico, organizzativo e strategico di chi muove i primi
    passi.

 

A livello regionale:

  • Anche in questo clima buio, c’è lo spazio in varie parti d’Italia per far approvare leggi regionali che promuovano i diritti e contrastino la negatività sociale contro le persone LGBTI con effetti importanti sul benessere futuro di tante persone. Questa azione è stata portata avanti in maniera disomogenea nei modi, nelle rivendicazioni, e nei testi finali. Chiediamo, come già votato dal Consiglio Nazionale, una regia centrale di scambio di prassi e reciproca assistenza. Se non possiamo ottenere questo dalla politica, tocca a noi farcene carico. Non ci tireremo indietro.
  • Le Regioni sono inoltre la sede in cui le politiche sanitarie vengono attuate, e questo coinvolge direttamente non solo chi transita, ma anche le esigenze specifiche di MSM, di sex worker, di donne, di genitorialità, di anziani e della popolazione che convive con la sieropositività. Coordinare i comitati territoriali e le altre associazioni che lottano nella stessa direzione per un’opera di lavoro sulle giunte e le assemblee porterebbe a
    maggiore attenzione alle nostre istanze non solo nei capoluoghi ma anche in provincia, aumentando il peso politico del mondo LGBTI.
  • Pochi sono i centri in Italia che offrono aiuto e sostegno qualificato e a prezzi ridotti a chi affronta una transizione; la pressione deve essere esercitata sulle regioni perché insieme alle associazioni trans, si individui una rete di professionisti (endocrinologi, psicologi, psichiatri) e di servizi gratuiti o a basso costo per le persone in transizione, con l’ambizione di offrire piani ormonali e sostegno nelle prime fasi in ogni capoluogo di provincia.
  • I coordinamenti regionali possono inoltre diventare la base per la creazione e la ricerca di fondi a sostegno di case-rifugio LGBT: serve una rete di rifugi per senzatetto (in particolare giovani che sono stati allontanati da casa da genitori omo/transfobici) e richiedenti asilo LGBT+. Parallelamente si dovrebbero implementare progetti di cohousing (studiando gli altri esempi europei) che possono divenire in futuro una occasione di crescita e sostegno per le persone anziane, disabili, migranti o in altre condizioni di bisogno di supporto o integrazione.

 

A livello locale, infine, tante sono le azioni possibili tramite la presenza dei Comitati Arcigay, e che possono emergere ed essere messe a sistema con occasioni concrete di scambio di buone prassi:

  • Supportare l’ingresso nella rete RE.A.DY dei vari comuni (e manifestando nelle strade quando un comune o una istituzione ne esce),
  • Azione di coordinamento con Famiglie Arcobaleno per la trascrizione delle madri e dei padri sugli atti di nascita in tutte le province d’Italia (offrendo così con le nostre competenze e la nostra forza territoriale a una azione concreta che tutela i bambini)
  • Promozione delle norme antidiscriminatorie per la tutela del benessere e della sicurezza delle persone LGBTI+ nel regolamento di polizia urbana del proprio comune, su modello di quelle approvate per la prima volta a Pavia, volte a negare e a sanzionare l'utilizzo degli spazi pubblici a manifestazioni, presidi, banchetti di stampo omotransfobico e contro le persone con disabilità.
  • Promozione di regolamenti antidiscriminatori per la tutela e il benessere delle persone LGBTI+ all’interno degli istituti scolastici (scuole medie inferiori e istituti superiori) con particolare riferimento al diritto al rispetto dell’identità degli studenti e delle studentesse transgender/in transizione di genere.
  • Promozione di attività di informazione e formazione per tutti gli attori dell’”universo scuola” (alunne e alunni, insegnanti, genitori, dirigenti scolastici) in tema di bullismo e discriminazioni di stampo omo-transfobico in occasione delle ricorrenze LGBTI (es. TdoR, IDAHOBIT, Giornata della Memoria); collaborazione con le scuole superiori per i progetti di alternanza scuola-lavoro.
  • Promozione e sostegno ai percorsi di confronto che portano ai Protocolli interistituzionali per il contrasto all’omotransnegatività (come a Reggio Emilia)
  • Stimolare la nascita o supportare l’azione di gruppi e servizi locali rivolti ai disabili e per anziani LGBT+, oltre che inziative rivolte alla salute delle persone LGBT+ non limitate solo alla sfera sessuale ma in senso più ampio ai determinanti della salute e del benessere.
  • Far sì che i nostri comitati divengano sempre più un punto di rifugio:
    • “Open Days Arcigay”: una campagna nazionale per aumentare l’accessibilità e il radicamento delle varie associazioni locali, ovvero delle giornate in cui le sedi Arcigay aprono le porte a chiunque possa volere informazioni, conoscere l’associazione e gli attivisti, o magari semplicemente cerchi un posto in cui studiare o connettersi gratis (a seconda dei potenziali servizi delle sedi locali);
    • Permettere ai comitati locali di offrire sempre più test contro le IST (a partire dal test rapido per l’hiv, sifilide e dalla promozione della vaccinazione per l’epatite A), coordinando occasioni di formazione e rete con le realtà locali, con campagne informative che escono dalla logica del 1 dicembre per diventare una promozione continuativa della consapevolezza che è alla base dell’autodeterminazione anche nella vita sessuale. Lo stigma contro le persone sieropositive va contrastato a tutti i livelli, mentre è ora che la PREP divenga una opzione concreta, informata e consapevole per chi lo desidera, identificando anche dei testimonial tra gli e le attivisti della comunità.

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Arcigay è oggi una delle poche realtà in Italia che si presenta con una storia di fierezza e orgoglio: usiamo questa forza, la forza della visibilità e del fare, per parlare al paese, per aiutare le persone a riconoscere l’inclusione come valore fondamentale. Diciamolo e viviamolo, chi siamo e in cosa crediamo, nelle strade, nelle istituzioni, tramite i media: il nostro orgoglio lo decliniamo a voce alta.

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